La storia
La Storia dell'Istituto
La storia dell’Istituto Alfieri Bertagnini ha radici lontane, caratterizzate da varie modifiche con separazione e accorpamenti di plessi nel tempo. Ciò che si è mantenuto costante è l’attenzione alla diversità, lo spirito accogliente e la valorizzazione di ogni alunno con le proprie peculiarità e risorse.
Il bacino di utenza si è sempre distinto per una variegata estrazione sociale e la vastità del territorio: dai paesi a monte al centro città fino alla destra del Frigido.
In origine le scuole primarie di Volpigliano, Ortola e Castagnetola facevano parte del 1^ Circolo Didattico con sede in via D’Ancona , successivamente sono state incorporate nel 4^ Circolo Didattico con sede a Santa Lucia.
A seguito della riforma sull’autonomia scolastica l'unione del 4^ Circolo, della scuola media Vittorio Alfieri e della scuola media Cesare Bertagnini ha dato vita all'Istituto Comprensivo Alfieri Bertagnini.
Una scuola dedicata a Cesare Bertagnini: un grande apuano tra scienza e Risorgimento
Figlio di Pietro e Bartolina Giorgini, Cesare Bertagnini nacque a Montignoso il 15 agosto 1827. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali a Massa, allora capitale del Ducato Estense, si iscrisse nel ’44 all’università, allora Accademia di Pisa, alla facoltà di matematica applicata. Ammesso a frequentare i laboratori di chimica, sua grande passione, alla chimica dedicò la sua pur breve vita. Fervente patriota, nel 1848, studente ventenne, rispose alla chiamata di Re Carlo Alberto contro l’Austria, e nel Battaglione degli Universitari Toscani, si distinse nella battaglia di Curtatone e Montanara. La partecipazione gli costerà poi l’arresto e il 20 luglio del ’49 fu incarcerato dai Dragoni austriaci e rinchiuso nel Forte di Massa. Liberato, tornò ai suoi amati studi e alle sue ricerche. Laureatosi, il 20 ottobre del ’49 ottenne la cattedra universitaria, già occupata dal suo Maestro, il grande chimico Raffaele Piria. Il prestigio e la competenza di cui godeva (era considerato il fautore della scuola chimica moderna), lo portarono in Germania, Belgio, Londra, Parigi, New York, dove tenne conferenze e lezioni universitarie. Il riacutizzarsi della malattia di tifo, contratta nel 1843 e mai debellata, lo condusse a una precoce morte, ad appena 30 anni, a Viareggio il 23 dicembre 1857.